Sephora Mangili ed Elisabetta Carminati sono state, per quattro giorni, due stagiste per aiutare i visitatori di Astino (agosto 2019)
“Cosa dovrò fare? Come dovrò parlare alle persone? E se sbaglierò a dire l’anno in cui il tale ha fatto la tal cosa? Se non ricorderò il nome del determinato quadro?”
Ecco le mie domande prima di iniziare l’esperienza di ASL… poi una volta all’interno della Chiesa del Santo Sepolcro di Astino questi miei pensieri sono tutti sfumati.
“La palla era dalla mia parte”, dovevo saperla giocare bene, ero io ad avvicinarmi alle persone, molte si soffermavano a guardare i singoli quadri e gli affreschi in silenzio. Io volevo capire cosa stessero analizzando, commenti diversi, sguardi diversi, impressioni diverse e giungere ad un confronto insieme a loro.
Credo che chi accoglie e assiste i visitatori debba saper coinvolgere le persone che l’ascoltano, è giusto indicare il nome di colui che ha dipinto l’affresco o il quadro in un certo anno ecc… Ma una guida deve anche sapersi calare nei panni dei visitatori, perché troppa informazione in troppo poco tempo può essere faticosa per chi ascolta.
Mi ha colpito la storia di Astino, dall’essere monastero al divenire manicomio, poi azienda agraria, per giungere poi dalla rovina allo splendore in cui è ora, dopo la ristrutturazione voluta e finanziata dalla Fondazione MIA. Ho imparato molto da questa esperienza.
Immaginavo in un primo momento il monaco mentre andava in una delle chiese di Città alta a predicare, percorrendo in seguito l’acciottolato della strada delimitata dai muretti a secco fino a giungere all’abbazia, lavarsi le mani nella fontana esterna, bere ed entrare purificato nel cenobio.
Immaginavo la donna abile nell’adoperare le erbe, cacciata in manicomio perché vista come strega nel paese. Immaginavo il pazzo furioso rinchiuso in una cella scrivendo e dando libero sfogo ai suoi pensieri nel suo piccolo spazio.
Qui voglio aprire una piccola parentesi, ho sempre visto il manicomio come un luogo oscuro dove le persone al suo interno venivano picchiate e maltrattate, mia mamma me ne aveva sempre parlato così quando ero piccola. Leggendo il catalogo della mostra Storie dimenticate. Follia e cura nell’antico manicomio di Astino ho scoperto che non era così. Nel manicomio di Astino si è cercato anche di curare i pazienti e di analizzare i loro singoli comportamenti.
Immaginavo il proprietario dell’azienda agraria che negli anni precedenti alla prima guerra mondiale aveva deciso di abbattere l’ala est del chiostro (dove alcuni decenni prima c’erano le celle delle donne pazze) per poter accedere liberamente ai campi da coltivare.
Immaginavo anche la sterpaglia che circondava il monastero in stato di abbandono.
La mia esperienza di Alternanza Scuola Lavoro è durata solo quattro giorni, distribuiti su due fine settimana (venerdì e sabato) dell’agosto 2019, e ho trovato un monastero nel suo quasi splendore.
Sono stati quattro giorni in cui sicuramente ho studiato e approfondito a livello formativo e culturale i singoli quadri e affreschi, ma ho anche, a livello relazionale, dialogato con le persone, confrontandomi con loro, ascoltandole e osservandole.
Da un lato sono soddisfatta di aver spiegato ed incuriosito le persone, credo che alla fine ho saputo giocare bene con la palla!
Consiglierei ad altri studenti di fare questa esperienza? Certo che sí, é un’esperienza, un’esperienza da provare!
Inoltre insieme alla mia compagna Elisabetta mi sono trovata benissimo, svolgendo brevi tour all’interno della Chiesa durante l’attività di accoglienza e assistenza culturale ai visitatori che ci ha messo alla prova in prima persona e ha reso piacevole l’esperienza.
D’altronde fare esperienze simili permette di arricchire il proprio bagaglio culturale, di crescere.
Ho molte aspettative per il futuro di Astino, come “location” merita. Il suo paesaggio merita, la sua storia merita! Alla prossima Astino…
$ephora Mangili 3 Z a.s. 2018-2019 ITCTS Vittorio Emanuele II Bergamo